Dal rifiuto al nuovo: ecco come funziona il processo di riciclo della spazzatura
Dal rifiuto al nuovo: ecco come funziona il processo di riciclo della spazzatura
Una volta che i rifiuti differenziati entrano negli impianti dedicati e da essi esce un materiale riutilizzabile, sotto che forma ritornano nelle nostre case? Non sempre è così semplice ricostruire la genesi di un prodotto qualsiasi, figuriamoci di uno fatto di materiale riciclato! In questa seconda parte proviamo a fare chiarezza su un aspetto poco noto ai non addetti ai lavori… e non solo!
I materiali riciclabili ed i principali processi industriali di trasformazione dei rifiuti
I materiali raccolti in modo differenziato che più diffusamente vengono trasformati per essere immessi nuovamente sul mercato sotto varie forme sono essenzialmente:
• Carta e cartone
• Vetro
• Plastica
• Legno
• Metalli (acciaio e alluminio)
• Apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE)
• Pile e accumulatori
• Pneumatici fuori uso
• Oli vegetali e minerali esausti
• Organico
• Rifiuti tessili
• Veicoli fuori uso
La strategia adottata dall’Unione Europea e recepita in Italia con il DL Ronchi del ’97 affronta la questione dei rifiuti delineando priorità di azioni all’interno di una logica di gestione integrata del problema. Il primo livello di attenzione è rivolto alla necessità di ridurre la formazione dei rifiuti e di ridurne la pericolosità. Il passaggio successivo riguarda l’esigenza di riutilizzare i prodotti (es. bottiglie, con il vuoto a rendere) e, se non è possibile il riuso, riciclare i materiali (es. riciclaggio della carta, del vetro, della plastica, dell’organico, ecc.).
Per quanto riguarda invece il materiale che non è stato possibile riutilizzare e poi riciclare (il rifiuto indifferenziato ad esempio) e il sottovaglio (ovvero la frazione in piccoli pezzi indistinguibili e quindi non riciclabili di rifiuti, che rappresenta circa il 15% del totale), si pongono le due soluzioni del recupero energetico tramite sistemi a freddo, come la bio-ossidazione (aerobica o anaerobica), o a caldo come la gassificazione, la pirolisi e l’incenerimento oppure l’avvio allo smaltimento in discarica.
Dunque anche in una situazione ideale di completo riciclo e recupero vi sarà una percentuale di rifiuti residui da smaltire in discarica o da ossidare per eliminarli e recuperare l’energia. Da un punto di vista ideale il ricorso all’incenerimento e alle discariche indifferenziate dovrebbe essere limitato al minimo indispensabile.
Come si può comprendere un ‘sistema integrato di gestione dei rifiuti’ è un insieme complesso dove, a seconda dei materiali da gestire, sono definite apposite filiere e strutture industriali complesse (impianti); sulla base di questi principi, quindi, appare evidente l’irrinunciabilità degli impianti anche se spesso non sono benvoluti dai cittadini.
Semplificando possiamo dire che il rifiuto differenziato umido (organico) può essere trattato essenzialmente in due modi: in impianti di compostaggio per produrre ammendante che può essere riutilizzato in agricoltura o per ricoperture di discariche esaurite oppure in biodigestori anaerobici che, estraendo il biogas, cioè metano generato dalla fermentazione dei rifiuti, mediante la sua combustione producono elettricità; il materiale finale può diventare un ammendante.
Il rifiuto differenziato secco (carta, cartone, plastica, vetro, legno, ecc.) se ‘pulito’ può essere avviato presso appositi impianti per ritornare nel ciclo della produzione come materia prima oppure per produrre energia (come nel caso della plastica nei termovalorizzatori), mentre se ‘sporco’ può subire un trattamento di selezione prima di essere avviato agli impianti finali. Negli impianti di selezione è prevista una ‘prima separazione’, solitamente svolta manualmente, dai materiali grossolani considerati estranei; successivamente, a seconda del materiale da trattare, gli impianti possono essere dotati, per una ‘pulizia’ più accurata, di sistemi meccanici (piatti vibranti, soffi di aria compressa, ecc.) per dividere carta e cartone o separare le plastiche per colore, elettrocalamite (separatori magnetici) per i metalli ferrosi (ferro e acciaio) e sistemi ad induzione (separatori a correnti parassite) per i metalli non ferrosi (alluminio, rame, ottone).
Il rifiuto indifferenziato invece può subire un primo trattamento di selezione per separare i metalli ferrosi e non ferrosi, che vengono avviati a riciclo, e un successivo trattamento meccanico per separare la parte secca (sopravaglio), più leggera, da quella umida (sottovaglio), più pesante.
Il sopravaglio, costituito essenzialmente da materiali ad elevato potere calorifico (carta, cartone, plastiche, legno) in parti così minute per cui non ne è possibile la separazione, dopo un ulteriore processo di raffinazione, può essere inviato a recupero energetico presso impianti di termovalorizzazione sotto forma di combustibile prodotto dai rifiuti, il cosiddetto CDR, da cui si ottengono calore ed energia elettrica.
Dal sottovaglio, costituito da organico di bassa qualità perché contenente anche materiali estranei non separabili, mediante un processo di biodigestione anaerobica, si può estrarre biogas e produrre energia elettrica; una volta esaurita la generazione del biogas, il materiale diventa stabile perdendo la carica batterica e può essere utilizzato per ricoperture di discariche esaurite.
Per gli ingombranti ed i RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) si procede alla selezione e al relativo smontaggio; le parti ottenute (metalli, legno, plastiche, vetro, ecc.) divise per materiale ritornano nella produzione come materie prime.
Tutti questi processi in ogni caso producono scarti non più raffinabili, ma che, a seconda del potere calorifico posseduto, possono essere avviati a recupero energetico nei termovalorizzatori producendo calore ed energia elettrica o in discarica; più gli impianti sono efficienti e meno scarti si producono riducendo così al minimo il ricorso alle discariche e ai termovalorizzatori.
Grazie a questa impostazione si è verificata un’inversione di tendenza notevole negli anni, con un deciso rafforzamento dell’avvio a recupero e la marginalizzazione dello smaltimento: nel 2016 il 53% dei rifiuti gestiti viene avviato a recupero, il 25% a smaltimento e il 22% a pretrattamenti, a fronte di percentuali che nel 1999 erano, nell’ordine, 38%, 46% e 17%.
Se ci concentriamo sugli imballaggi, i risultati conseguiti nelle diverse filiere nazionali del riciclo degli stessi si evidenzia che il riciclo (v. tabella) si è mantenuto, anche nel 2016, a un buon livello con 8,4 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio avviati a riciclo (il 3% in più rispetto al 2015) pari al 67% dell’immesso al consumo.
La carta ed il cartone sono materiali riciclabili poichè la cellulosa che contengono può essere sottoposta a ripetuti utilizzi. Il processo del riciclo di carta e cartone è tuttavia energivoro: per fare una tonnellata di carta da cellulosa vergine occorrono ben 15 alberi, 440.000 litri d’acqua e 7.600 kWh di energia elettrica però partendo dalla fibra del rifiuto cartaceo circa il 95% viene trasformato in nuova carta; rispetto ad altre produzioni, quindi, il macero comporta grandi risparmi energetici, idrici e di legname.
Le cartiere, oltre a consumare grandi quantità di gas naturale per la produzione dell’energia necessaria alla trasformazione del materiale, generano anche degli scarti che in paesi come Germania e Svezia finiscono in impianti, realizzati nei pressi delle cartiere, per il recupero energetico (termovalorizzatori) che producono energia elettrica riutilizzata dalle cartiere stesse mentre in Italia, come accade nel lucchese, il maggior comparto del settore cartario nazionale, finiscono prevalentemente in discarica perché non si sono previsti termovalorizzatori nell’area.
Il riciclaggio della carta comprende varie tipologie di prodotti: giornali e riviste, libri, quaderni e opuscoli, sacchetti, imballaggi in cartone, scatole per alimenti, per detersivi o scarpe, fascette di carta dei vasetti di yogurt e bevande, ecc. In alcuni casi i rifiuti cartacei raccolti in modo differenziato vengono venduti all’estero (Cina o Germania).
Grazie alla sua natura il vetro può essere rifuso infinite volte per produrre nuove bottiglie o flaconi, consentendo un significativo risparmio energetico e di materie prime. Gli imballaggi in vetro (bottiglie, flaconi ecc.) finiscono nelle vetrerie e vengono sottoposti a un’operazione di selezione presso un impianto di trattamento specializzato. Il trattamento primario è composto da varie operazioni di cernita (manuale o meccanica), separazione per colore (bianco, verde e rosso), frantumazione, vagliatura eliminando tutte le materie estranee con particolare attenzione alla ceramica che, se resta nell’impasto, è in grado di indebolire il manufatto finale. Infine le sabbie di vetro, derivanti dal trattamento secondario degli scarti e che non sono adatte alle produzioni di imballaggi in vetro, sono a riciclo nell’industria delle ceramiche e in altri settori vetrari (es. le fibre o le carte abrasive).
Le materie plastiche più diffuse sul mercato dei prodotti di consumo sono:
• PE, polietilene: sacchetti, flaconi per detergenti, giocattoli, pellicole e altri imballi;
• PP, polipropilene, con usi diversissimi: oggetti per l’arredamento, contenitori per alimenti, flaconi per detersivi e detergenti, moquette, mobili da giardino;
• PVC, cloruro di polivinile: vaschette per le uova, film, tubi; e anche nelle porte, nelle finestre, nelle piastrelle;
• PET, polietilentereftalato: bottiglie per bevande, fibre sintetiche, nastri per cassette;
• PS, polistirene (polistirolo): vaschette per alimenti, posate, piatti, tappi.
Dopo la fase di raccolta differenziata, la plastica viene portata negli impianti di prima selezione e trattamento; viene quindi separata con procedimenti tendenzialmente meccanici e ottici da altre frazioni e impurità, quindi suddivisa per tipologia di polimero. In particolare si selezionano PET e PE, a bassa e alta densità. Si ottengono così, dopo alcune fasi di triturazione, scaglie o granuli che verranno utilizzati per la produzione di nuovi oggetti. Il materiale ottenuto è tanto migliore quanto più la plastica di partenza è omogenea.
Nel caso infatti si suddividano le diverse tipologie in modo omogeneo, si ottiene materia prima secondaria, cioè con caratteristiche tecniche e chimiche del riciclato molto simili a quelle iniziali.
Alcuni esempi di prodotti:
• PET e/o PP riciclato: nuovi contenitori (non alimentari), secchi, cassette per ortofrutta, fibre per imbottiture, maglioni, ‘pile’, moquette, filati e tessuti per l’arredamento, interni per auto, lastre per imballaggi vari, montature di occhiali, parti di carrozzeria di elettrodomestici, borse riutilizzabili, trapunte, sedie, tavoli, carrelli e trolley per la spesa nei supermercati, vasi da fiori;
• PVC riciclato: tubi, scarichi per l’acqua piovana, raccordi, passacavi, prodotti per il settore edile e per l’irrigazione in agricoltura;
• PE riciclato: contenitori per detergenti, tappi, film per i sacchi della spazzatura, pellicole per imballaggi, casalinghi.
Nel caso di trattamento di diversi tipi di plastica insieme si ottiene plastica riciclata eterogenea, impiegata ad esempio per produzione di panchine, parchi giochi, recinzioni, arredi urbani, cartellonistica stradale, componenti per auto o scooter, oggetti di design (lampade), palette e scope.
La plastica non avviata al recupero può essere destinata alla termovalorizzazione, sfruttando la possibilità di recupero energetico; infine, se sottoposta invece ad un apposito trattamento, può dare origine a combustibili alternativi, utilizzabili nei forni dei cementifici e per la produzione di energia termoelettrica.
Alcuni esempi di prodotti realizzati con le plastiche riciclate.
Il legno utilizzato dalle aziende riciclatrici deriva principalmente da:
• imballaggi;
• scarti di prima e seconda lavorazione del legno;
• scarti derivanti dai processi di costruzioni e demolizioni edili;
• rifiuti ingombranti, come mobili e infissi, provenienti dalla raccolta differenziata urbana.
Il riciclo del legno è essenzialmente orientato alla produzione di pannelli truciolari; inoltre vengono prodotte altre tipologie di pannelli, blocchi per pallet, pasta cellulosica per cartiere e blocchi di legno-cemento per l’edilizia.
Non tutti gli imballaggi di legno vengono trasformati in pannelli: è il caso dei pallet che, a seguito del loro utilizzo e/o dismissione se riparabili, vengono ricondizionati per permetterne la reimmissione sul mercato, allungandone il ciclo di vita.
Alcuni esempi di prodotti realizzati col legno riciclato
L’alluminio possiede caratteristiche ottimali per il riciclo: può essere riciclato al 100% e riutilizzato all’infinito per dare vita ogni volta a nuovi prodotti. Gli imballaggi in alluminio solitamente vengono raccolti insieme ad altre tipologie di materiali (p.es. vetro o plastica, imballaggi ferrosi), dai quali, in appositi impianti di primo trattamento, vengono separati tramite un separatore che funziona a correnti parassite generate dal campo magnetico presente per essere poi pressati in balle e inviati alle fonderie. Il 90% dell’alluminio prodotto nel nostro Paese proviene dal riciclo e non differisce per nulla da quello ottenuto dal minerale originale poiché le caratteristiche fondamentali del metallo rimangono invariate e può essere impiegato per nuovi imballaggi, nell’industria automobilistica, nell’edilizia, nei prodotti casalinghi, ecc.
Anche gli imballaggi d’acciaio (scatole, scatolette, barattoli, tappi, coperchi per i cibi, secchielli, fusti e bombolette…) vengono raccolti insieme ad altre tipologie di materiali (per esempio vetro o plastica, imballaggi non ferrosi), dai quali, in appositi impianti di primo trattamento, vengono separati tramite sistemi magnetici (elettrocalamite). Gli imballaggi in acciaio vengono pressati in balle e avviati presso le acciaierie dove vengono fusi nei forni per produrre nuovo acciaio. Anche l’acciaio come l’alluminio, può essere riutilizzato all’infinito.
La frazione organica da sempre rappresenta la porzione principale dei rifiuti urbani avviati a recupero; conferita presso appositi impianti specifici può subire un trattamento
• aerobico (compostaggio)
• integrato anaerobico/aerobico (TMB trattamento meccanico-biologico)
Nel primo caso si producono ‘compost’ (ammendate compostato) ottenuto da scarti organici selezionati alla fonte che è un ottimo fertilizzante e viene utilizzato in orticoltura, frutticoltura, coltivazioni industriali, florovivaismo, realizzazioni di aree a verde pubblico e di interesse naturalistico e ‘compost di qualità controllata’ (FOS frazione organica stabilizzata) ottenuto da scarti non selezionati alla fonte e trova un valido utilizzo nei ripristini ambientali di cave esaurite, di aree inquinate, di discariche esaurite e come materiale per usi tecnici vari come sistemazione di aree di rispetto di autostrade e ferrovie (scarpate, argini, terrapieni) e costituzione di aree verdi di grandi dimensioni (parchi pubblici, campi da golf, campi da calcio, ecc.).
Nel secondo caso (TMB) vengono prodotti
• componenti riciclabili, come carta, metalli, plastiche e vetro, e altri componenti destinabili solamente in discarica
• ‘biogas’ utilizzabile come combustibile
• un ‘digestato solido’ che può essere sfruttato per migliorare le proprietà agricole del suolo
Nel terzo caso si producono solo biogas e digestato solido.
I RAEE, Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, cioè frigoriferi, condizionatori, lavatrici, lavastoviglie, televisori, pc, lampade e tubi al neon e piccoli elettrodomestici in genere (telefonini, tritatutto, asciugacapelli, ecc.), una volta raccolti sono trasportati presso impianti specifici dove vengono smontati sia manualmente che meccanicamente per ottenere vetro, plastiche, metalli ferrosi (ferro e acciaio), metalli non ferrosi (rame, zinco, stagno, alluminio) e metalli preziosi (oro, palladio) che sono reintrodotti nel ciclo industriale di produzione.
Lo stesso vale per pile e accumulatori dai quali si ricavano Piombo, Nickel, Cadmio, Zinco e Mercurio, oltre a plastiche.
Gli oli esausti una volta raccolti possono essere trasformati in lubrificanti mediante un processo di rigenerazione (oli minerali) oppure in biodiesel, tensioattivi e saponi (oli vegetali).
I rifiuti tessili trovano la loro destinazione nel riutilizzo (68%), nel riciclo nell’industria tessile (25%) e nello smaltimento in discarica (7%).
Si riciclano anche in maniera praticamente completa pneumatici (gomma, acciaio), veicoli (vetro, metalli, gomma, plastiche, lubrificanti) e rifiuti inerti da costruzione e demolizione (sabbia, ghiaia, cemento).
Esistono anche impianti in grado di trattare i rifiuti da spazzamento stradale dai quali si può ricavare organico, sabbie, ghiaia e metalli.
Conclusioni
Arrivati a questo punto, possiamo dire con relativo ottimismo che siamo avviati sulla strada del non ritorno relativamente alla gestione dei rifiuti, ma non dobbiamo abbassare la guardia: il percorso è ancora lungo!
Occorre essere continuamente attivi e proattivi mettendo in campo e consolidando anche ulteriori azioni come le buone pratiche del riuso, un caposaldo della green economy e dell’economia circolare.
Nel prossimo articolo parleremo di questi termini molto citati negli ultimi anni, spesso abusati, ma dei quali non si conosce il pieno significato e soprattutto non se ne percepiscono le ricadute economiche e sociali.
Nel frattempo non possiamo fare a meno di sentirci parte di un ‘tutto’ che ci attribuisce precise responsabilità sulla sopravvivenza del nostro pianeta e della nostra specie e che, se ci pensiamo, ci mette di fronte ad una consapevolezza ben sintetizzata dalla maestria di Italo Calvino che, nel suo racconto ‘La Poubelle agreè‘ (La pattumiera gradita) scritto a Parigi tra il 1974 e il 1976 riflette sul tema dei rifiuti partendo dal punto di vista del pater familias cui tocca mettere fuori l’immondizia per arrivare a più ampi ragionamenti sull’identità e la memoria: “Cosicché nel momento in cui svuoto la pattumiera piccola nella grande e trasporto questa sollevandola per i due manici fuori dal nostro ingresso di casa, pur ancora agendo come umile rotella del meccanismo domestico, già m’investo d’un ruolo sociale, mi costituisco primo ingranaggio di una catena d’operazioni decisive per la convivenza collettiva, sancisco la mia dipendenza dalle istituzioni senza le quali morrei sepolto dai miei stessi rifiuti”.